Categorie: Interviste

Va’ a quel Paese: viaggia glocal

Va’ quel paese: chi lo dice? Lei: Alessandra Favaro, giornalista e nomade digitale, che alterna cronaca e viaggi da una vita. Ama raccontare storie con tutto quello che ha a disposizione: carta, web, immagini o video, sia a 5 minuti da casa o a diversi fusi orari di distanza. In “Va’ a quel paese” coesiste tutto ciò, sempre cercando di far parlare luoghi, persone e situazioni. Su Instagram è “Blondetrotter”, nella vita si sente “nerd” dentro.

In “Va’ a quel paese” parli di viaggio “glocale”, cosa intendi?

E’ lo stile di viaggiare di chi ama spostarsi sì, ma entrando contatto con le reali comunità e cultura locali. Così facendo si scoprono piccole realtà ambientali, paesaggistiche che, anche se dietro a casa, ci regalano esperienze che meritano di essere conosciute anche fuori dai loro confini territoriali. Ecco che quindi in “Va’ a quel paese” approfondisco aspetti e prodotti tipici dei luoghi visitati, raccontando le storie di chi ci vive.

Con che criterio scegli le tue mete?

Ho una predilezione per i piccoli paesi, e per le opportunità che ci dà la tecnologia per scoprirli e per migliorare l’esperienza di un viaggio, prima, durante e dopo. E anche per le testimonianze di quei viaggiatori atipici e spiriti liberi.

Insomma“Va’ a quel paese” è un blog di turismo “atipico” in un certo senso?
Mi piace pensare al mio blog “Va’ a quel paese” come a un blog di cronaca di viaggio.

Come mai questo nome: “Va’ a quel paese”? Maiuscolo o minuscolo?

Entrambi. “Paese” inteso come borghi e cittadine meno conosciuti, ma anche Paesi e nazioni lontane. Per scoprirne l’anima, nei viaggi come nella cronaca, bisogna “andarci”, entrare in contatto, metterci del nostro, cambiare punto di vista. Insomma, bisogna “andare a quel paese”.

Cosa si trova sfogliando “Va’ a quel paese”?
Più che indicazioni stile “guida” sulle destinazioni, ci sono spunti e ispirazioni per guardarsi attorno con occhi diversi. Sarà più facile trovare in questo blog il racconto di un festival di campagna piuttosto che la guida standard a una grande metropoli turistica con la lista dei monumenti da visitare.

Qualche esempio?

Molti transitano da Malpensa, ma lo sapevate che a dieci minuti a piedi dall’aeroporto c’è un museo dell’aeronautica che nasce sugli edifici della storica ditta aeronautica Caproni? Che la provincia di Varese è molto legata alla storia del volo e che da Volandia si possono degustare prodotti tipici del territorio e anche noleggiare bici per percorsi nel parco del Ticino con cui confina? Ogni luogo ha un’anima e qualcosa da raccontare.

Un consiglio per ubbidire bene al tuo stile “Va’ a quel paese”?

Non focalizzarsi “solo” sulle guide turistiche, ma documentarsi curiosano nelle proloco, tra le associazioni, i siti web dei comuni: ci sono scoperte meritevoli che non è facile trovare sulle classiche guide.

Quando e soprattutto perché hai creato“Va’ a quel paese”?

Ho creato “Va’ a quel paese” in modo intermittente qualche anno fa. Viaggiavo molto per lavoro, scrivevo anche per un giornale di viaggio e cercavo uno spazio per raccontare le cose curiose incontrate che non trovavano spazio negli articoli.

Oggi come è cambiato?

Ora “Va’ a quel paese” più che un blog sembra un social network. E vuole essere proprio questo: un piccolo hub che apre delle finestre sul mondo e le sue storie.

Chi sono i lettori ideali di “Va a quel paese”: viaggiatori con la valigia o anche solo con la mente e la fantasia? O con la rete?

Hai centrato il punto: tutti e tre sono collegati infatti. In “Va’ a quel paese” mi rivolgo a un pubblico adulto, dai 30-35 anni in su, colto e indipendente, che ama viaggiare anche da solo, che si sposta spesso, non solo per turismo, appassionato di tecnologia, attento all’ambiente. “Va’ a quel paese” è per persone curiose di conoscere altre culture, sapori e modi di pensare. Anche chi sta a casa, grazie al web, può divertirsi leggendo di luoghi lontani. Viaggiare è un lusso, spesso; sognare non costa nulla.

I tuoi 3 viaggi indimenticabili?
Il tramonto di mezzanotte a giugno sul mare in Estonia, sulla spiaggia di Ohessaare. La Repubblica Dominicana e la sua gente. La fatica di toccare quota 4000 metri in Svizzera.

Tre libri e tre film dove si “Va’ a quel Paese”?

Come libri: “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani; “In viaggio con Erodoto” di Ryszard Kapuściński e “Aria Sottile” di Jon Krakauer.
Come film: “Easy Rider” (Dennis Hopper); “Paris, Texas” (Wim Wenders); “Into the Wild” (Sean Penn)

Una meta che fremi di raggiungere?

Vorrei fare la Transiberiana, il  Cammino di Santiago e un viaggio solidale. Il sogno nel cassetto sarebbe il campo base dell’Everest per raccontare le storie degli alpinisti che si accingono a raggiungere la vetta passando da là.

Tra le esperienze di “Va’ a quel Paese” consigliane una per famiglie con bimbi?

Consiglio di stare a contatto con la natura il più possibile quindi riserve, oasi o parchi gestiti da enti o associazioni naturaliste che organizzano laboratori sulle specie autoctone: hanno prezzi bassi e sono iniziative formative adatte a tutti.

Una coppia 30enne dove “Va’ a quel Paese”?

In Slovenia per un tour tra terme e territori: relax e low budget, oltre a non essere troppo distante. Anche la Corsica è perfetta: selvaggia, verdissima, da girare in due in moto. Per chi preferisce il caldo una casa vacanza in affitto in Repubblica Dominicana, dalla parte dell’oceano, nella penisola di Samanà. Las Terrenas è un villaggio di pescatori con abitanti gentili e la magia dei Caraibi. O qualche isola a Capo Verde, dove si trovano anche soluzioni più low cost.

Per una coppia over60? 
Le grandi sagre che costellano l’Italia e non solo a “caccia” di prodotti tipici. Scegliere una cittadina di provincia e sorprendersi curiosando in musei e angoli meno noti. All’estero consiglio Costa Azzurra e sud della Francia fuori stagione o, per chi ama la montagna, la Svizzera, dove c’è un gran fermento artistico e un forte legame con le tradizioni.

“Va’ a quel Paese” per un gruppo di neodiplomati cosa significa?
Andare all’estero. C’è voglia di staccare e allontanarsi dalla routine. Quindi consiglio di lasciarsi ispirare su dove andare dai vari festival: quelli musicali (Il Caprice Festival attira a Crans Montana in Svizzera ogni primavera giovani da tutto il Nord Europa), quelli delle Luci di Berlino di ottobre, lo Snowboxx di Andorra, in Spagna per chi ama musica e neve… il Sonar festival… ce ne sono tantissimi e per chi è giovane sono ricchi di spunti creativi e permettono di conoscere persone da tutto il mondo. Oppure la vacanza studio: di giorno si migliora una lingua straniera e nel tempo libero di conoscono cultura, persone e vita dei “locali”. Una vacanza in puro stile glocal. Come “Va’ a quel Paese” insegna.

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Pubblicato da
Marta