La Sicilia, nell’immaginario collettivo, è considerata come l’isola delle prelibatezze da mangiare, nonché il luogo ideale per fare il bagno in spiagge cristalline, uniche al mondo. In realtà la regione offre un’enorme vastità di bellezze collocate nell’entroterra e in tutte quelle zone che il turismo di massa non è solito proporre durante l’alta stagione.
Oggi ci inoltreremo proprio in quei posti “sconosciuti”, dove la presenza di turisti non è certamente una rarità ma che offrono un tipo di vacanza diverso dalle solite. Per partire alla volta della Sicilia non occorre fare altro che prenotare un posto in Tirrenia e salpare, scegliendo il porto di approdo in base all’itinerario costruito. Perché viaggiare via mare? Perché è un modo affascinante di spostarsi e, soprattutto, ha costi accessibili, consente di portare l’auto e di non lasciare a casa i nostri amati amici a quattro zampe.
La Sicilia offre un’incredibile varietà di zone verdi, tutte da scoprire e visitare. In particolare conta un parco nazionale, cinque parchi naturali regionali e oltre quindici riserve naturali, aree marine protette e biodiversità. In totale, quindi, la superficie dell’isola è coperta per più del 10% da zone verdeggianti tutelate, senza contare tutte quelle libere che nascondo sentieri, passaggi e versanti da attraversare o scalare.
La Sicilia è una regione insulare, ovvero costituita da un’isola principale attorno alla quale sono sparpagliati una serie di arcipelaghi e di meravigliose isolette minori. Parliamo di qualcosa come trecento chilometri quadrati a fronte dei 25 mila di estensione, per un totale di 19 isole abitate sulle quali vivono circa 33 mila persone.
I principali gruppi di isole, che è possibile visitare tutto l’anno, sono le Eolie, le Egadi e le Pelagie. Queste sono seguite dalle isole dello Stagnone e dalle Ciclopi e da Vendicari e Portopalo che, invece, sono disabitate. Non bisogna dimenticare anche Ustica e Pantelleria, comuni a sé in provincia di Palermo, come anche Siracusa e Augusta, i cui centri storici sono situati su due isolotti collegati alla terraferma.
La sicilianità e l’insieme delle tradizioni popolari della regione sono il frutto di culture millenarie e che hanno dato vita a una lingua UNESCO, il siciliano. Le tradizioni sono tutt’ora vive, sia nelle grandi città che nei borghi di piccole dimensioni ed è per questo che, a livello culturale, il termine “sicilianità” assume un significato molto specifico.
Un esempio sono le feste religiose cattoliche che ricoprono un ruolo di grande importanza nel contesto folkloristico siciliano. Le più famose e rappresentative, per esempio, sono la Festa di Sant’Agata, oggi riconosciuta come bene etno-antropologico patrimonio dell’umanità e che si tiene a Catania. Potete vedere un momento della festa di Sant’Agata nella foto di apertura di questo articolo.
Questa ricorrenza si tiene a febbraio ed è legata al martirio della Santa patrona della città che verrà portata in processione per le vie di Catania. Segnaliamo anche le feste di Santa Rosalia di Palermo, la Vara di Messina, la Settimana Santa di Caltanissetta, la Processione dei Misteri di Trapani, la processione vivente della Passione di Marsala e la festa di Santa Lucia a Siracusa. Queste, ovviamente, sono solo alcune delle festività locali tipiche della Sicilia ma invitiamo chi legge a scoprirle tutte e a frequentarne una almeno una volta nella vita perché si tratta di un’esperienza indimenticabile.
Infine meritano una menzione speciale le opere dal gusto arabo-normanno, segno evidente del passaggio di popolazioni antiche che, nel corso dei secoli, hanno reso grande la regione. L’aggettivo “arabo” richiama gli elementi decorativi tipici della sfera musulmana antica, mentre quello di “normanno” spiega il periodo della stirpe del grande Filippo e dei suoi predecessori che resero l’isola un grandissimo regno.
I segni evidenti di questa mescolanza sono ancora oggi ben conservati e ci proiettano dinanzi a opere imponenti che, a poca distanza le une dalle altre, si integrano con un altro grande gusto stilistico tipico, quello del barocco siciliano.
Questo stile nasce a seguito delle ricostruzioni post-terremoto in Val di Noto, durante gli anni novanta del 1600. In realtà il barocco era molto diffuso nell’isola anche prima del sisma che tutt’ora presenta maschere e putti con un ghigno evidente sul volto, linee curve, decorazioni estrose e colorazioni sgargianti. Lo stile ha dato vita ad una vera e propria personalizzazione, particolarmente evidente nella Val di Noto e nelle province di Ragusa e Siracusa, nonché a Catania.