“Social Trekking” è camminare e conoscersi. Social trekking è una nuova frontiera del turismo responsabile e basso impatto ambientale. Social Trekking è anche il proseguimento del viaggio iniziato da Walden nel mondo virtuale, per stare affianco a tutti gli appassionati di questo modo di visitare il mondo. Rigo dopo rigo, passo dopo passo. E con quattro chiacchiere con uno degli ideatori del progetto: Alessandro Vergari, naturalmente esperto e amante del social trekking.
Perché darsi al social trekking?
Perché camminare vuol dire anche condividere
Perché spesso le esperienze più belle di un viaggio sono gli incontri più che i panorami e il social trekking è proprio questo
Perché il social trekking è un modo di uscire di casa e di incontrare qualcuno nel reale, anche se poi si resta in contatto anche con i social media.
Ci vogliono requisiti particolari per fare social trekking ?
No! Non si tratta di imprese atletiche, solo di camminare, quindi va bene per chiunque sia in buona salute. Ci sono poi vari gradi di difficoltà, ma più che fisici di adattamento, soprattutto se si visita un paese straniero e si vive a stretto contatto con gli usi della gente del posto proprio come il social trekking permette di fare. Ma si tratta di eccezioni.
Perché Social trekking è a basso impatto ambientale?
Proponiamo il minor uso possibile di mezzi meccanici per gli spostamenti, soprattutto interni. Di solito facendo social trekking visitiamo un’area ristretta, percorrendola a piedi il più possibile, e non andando da un capo all’altro della nazione per vedere, mordi e fuggi, un monumento o fare una breve passeggiata.
Anche per arrivare al luogo d’inizio di un viaggio cerchiamo di utilizzare mezzi pubblici o condividere la propria macchina con altri partecipanti e suggeriamo treno o traghetto come alternative agli aerei.
Un itinerario di social trekking per una giovane coppia?
Suggerisco destinazioni più avventurose come la Cappadocia o le isole greche di Itaca e Karpathos, dove al contatto con la popolazione locale si unisce la buona cucina e anche un po’ di mare. Buoni anche gli itinerari a Fuerteventura o in Albania dove poi una giovane coppia può anche rimanere per qualche giorno da sola e rilassarsi su una bella spiaggia.
E’ fattibile il social Trekking per una famiglia con figli piccoli?
Per loro abbiamo un viaggio di social trekking ad hoc, in Veneto, dove si viaggia da malga a malga. Ci sono tratti con asinelli e facili passeggiate dove incontrare pastori e valligiani, insieme ad altri bambini.
Per un camminatore solo che desidera fare una vacanza di social trekking?
Può aggregarsi ad una delle nostre iniziative: la maggior parte sono proprio persone single che cercano compagnia in viaggio. Oppure può partire per dei classici del social trekking come lo sono i pellegrinaggi. Sulle tante varianti del Cammino di Santiago o sulla Via Francigena, anche se si parte da soli in poco tempo si fanno incontri e amicizie che durano anche oltre il cammino stesso.
Social Trekking in Italia?
La Via Francigena, soprattutto da quando la parte dall’Emilia verso Roma è stata bene segnalata e attrezzata con strutture per pellegrini. C’è anche il Cammino di Francesco che unisce il convento di La Verna con Rieti e poi continua fino al Gargano; è più noto all’estero che qui e permette di conoscere persone e di attraversare una delle parti più belle del nostro paese. Anche la Val Maira è una valle molto bella per il social trekking: si incontra la cultura occitana e l’ambiente è magnifico.
Qualche “chicca” per il social trekking?
Una delle zone da scoprire è sicuramente l’Aspromonte e poi c’è la Sardegna, anche a poca distanza dalle spiagge più note e conosciute. Un itinerario che mi piacerebbe fare è il Cammino Celeste che va dalla città di Aquileia fino al confine austriaco passando per il confine italo-sloveno: una zona poco conosciuta, ma ricca di fascino. La Rete dei Cammini propone continuamente ottimi spunti per social trekking, locali, ma molto sentiti e vissuti.
In Europa quali sono i 3 paesi più social trekking?
Più adatto per il social trekking è il vicino Est, i paesi balcanici. Ci sono bellissimi itinerari in Romania, soprattutto nella zona del Maramures, dove i rumeni stessi vengono a vedere come si viveva una volta. Anche l’Albania riserva sorprese, anche perché poi è facile trovare qualcuno che parla italiano. Altra zona da scoprire è la Serbia e la Bosnia dove il turismo, soprattutto il social trekking, è ancora agli albori e la gente del posto è davvero contenta che qualcuno venga a visitare il suo paese.
Nel suo libro “Social trekking – 36 proposte per camminare insieme e fare rete in Italia e all’estero” come ha selezionato i 36 itinerari?
Cercando di fornire una panoramica generale. Ci sono associazioni molto locali che promuovono la conoscenza di una territorio molto piccolo, con il social trekking, e altre che invece raggruppano centinaia di camminatori e si spostano anche nelle regioni limitrofe. Ci sono le amiche che si ritrovano su facebook per camminare il pomeriggio insieme e la Repubblica Nomade che coinvolge gente e amministrazioni locali. Ho spaziato molto nel mondo del social trekking nella speranza che ognuno trovi quello più adatto a sé.
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