Venosa, Basilicata: cosa vedere


Venosa

Siamo in Basilicata, una delle Regioni d’Italia che negli ultimi tempi ci lascia a bocca aperta per i suoi tanti paesini che finora sono stati poco raccontati, come Venosa, e che invece meritano un approfondimento. E un viaggio. Siamo in provincia di Potenza, questo comune si trova nel territorio del Vulture ed è considerato uno dei borghi più belli d’Italia. Non è un modo di dire, è nella lista ufficiale!



La posizione di Venosa è una posizione fortunata. E’ infatti situata su un altopiano compreso tra due valli, si trova quindi naturalmente circondata da una vegetazione rigogliosa, varia e abbondante e da numerose alture che in qualche modo la proteggono. Ecco spiegato il motivo per cui, in visita da queste parti, troveremo un clima temperato-sublitoraneo caratterizzato da estati calde e secche e inverni piuttosto freddi e umidi. In estate non vi stupite se, arrivando a Venosa, vi accoglieranno 40°C ma in inverno il rischio è quello di scendere sotto zero e di incontrare la neve che ogni anno si presenta puntuale con una media di 20 cm/anno.

A fondare questa città sono stati i romani nell’anno 291 a.C. con l’idea di controllare la valle dell’Ofanto e un tratto via Appia. Dopo la vittoria sui Sanniti hanno poi deciso di dedicarla a Venere, divinità cara ai vinti. Sempre in epoca romana troviamo questa città ancora protagonista e addirittura considerata “Municipium”, ciò significa che era una “città romana” e i suoi abitanti avevano diritto di voto e di cittadinanza. Tra gli abitanti di Venosa, negli anni, c’è stato anche il grande poeta latino Quinto Orazio Flacco.

Venosa: cosa vedere

Proprio in questo antico e affascinante borgo si trova il sito preistorico più antico di tutta la Basilicata. Sto parlando di quello di Notarchirico, a pochi chilometri dal centro abitato e ricco di numerosi resti fossili di animali estinti, il femore dell’homo erectus e numerosi strumenti litici. Questo tesoro è stato scoperto solo nel 1979 quando nel territorio della periferia di Venosa sono stati rinvenuti reperti risalenti all’era paleolitica.

Venosa: cosa vedere

Tra gli animali di cui possiamo trovare le tracce ci sono elefanti, bisonti e rinoceronti ma a Notarchirico possiamo notare anche degli interessanti reperti che riguardano l’uomo. Qui, infatti, è stato scoperto un femore di femmina adulta della specie Homo Erectus. Interessante e preziosa per gli studiosi anche la sequenza stratigrafica ritrovata, composta da oltre undici livelli riferibili al Paleolitico inferiore e databili tra 600.000 e 300.000 anni fa.

Restiamo in epoche remote e visitiamo il Parco archeologico nei pressi di Venosa che custodisce varie testimonianze che risalgono a varie epoche, quelle comprese tra il periodo repubblicano e l’età medievale. Il parco ci offre la possibilità di visitare un complesso termale molto articolato che contempla diversi ambienti. C’è un “frigidarium”, ad esempio, composto da un mosaico pavimentale raffigurante animali marini, e un “calidarium”, ovvero il bagno caldo, con piccoli pilastri in mattone.

Proprio vicino al Parco archeologico è situato senza soluzione di continuità il complesso episcopale della Santissima Trinità. Qui cambiamo chiaramente epoca e possiamo visitare la chiesa con al centro una vasca battesimale a forma esagonale, preceduta da tre piccole navate, in una delle quali è ricavata una seconda vasca battesimale cruciforme.

L’intero complesso è stato perfino riconosciuto monumento nazionale dal 1897, sorge dove prima esisteva un tempio pagano dedicato a Imene e in totale comprende due chiese. Oltre alla chiesa antica risalente all’epoca paleocristiana, c’è anche una suggestiva chiesa nuova, detta anche chiesa incompiuta. Si tratta infatti di un edificio che è stato iniziata tra l’XI e il XII secolo sfruttando i materiali sottratti all’anfiteatro romano, ma che non è mai stato portato a termine.

Nei dintorni di Venosa sono da vedere anche le catacombe ebraiche, situate sulla collina della Maddalena e composte da una serie di corridoi lungo i quali si possono ammirare sepolture e iconografie ebraiche. E’ decisamente una esperienza appassionante se non si è dei tipi impressionabili.

Andando verso il centro del borgo, dove un tempo sorgeva l’antica cattedrale, possiamo trovare il Castello Aragonese, costruito nel 1470 e trasformato nel seicento in dimora signorile da Carlo ed Emanuele Gesualdo. E’ un elegante edificio a pianta quadrata, con torri a forma di cilindro e tanto di fossato, purtroppo mai riempito d’acqua.
Abbiamo detto che Quinto Orazio Flacco ha abitato qui? Infatti possiamo visitarne la casa, una dimora composta da due stanze, una semicircolare allestita con arredi e suppellettili di epoca romana, l’altra rettangolare, senza copertura.

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Pubblicato da Marta Abbà il 17 Dicembre 2018